UNO PSICHIATRA DEL CAZZO – 1° capitolo - Ancona Trasgressiva

UNO PSICHIATRA DEL CAZZO – 1° capitolo - Ancona Trasgressiva

Mi chiamo Ketty . Mentre ero all'ultimo anno di università , ho iniziato la mia vita sessuale vera e propria insieme a due ragazzi Con loro ho scopato solo quella sera, ma questo è bastato perchè la voce si spargesse e per acquisire la reputazione di ragazza facile, o meglio di troia. Una volta sono stata trascinata da un ragazzo in bagno durante le ore di lezione. Ha chiuso la porta dietro di sé e ha tirato fuori l'uccello puntandolo sulle mie cosce. Ho iniziato a piangere e urlare, allora lui mi ha spinto la faccia vicino al suo cazzo e ha scattato due-tre foto col telefonino, poi mi ha lasciato andare. Stanca e depressa, ho deciso di andare da uno psichiatra. Vittorio era uno specialista consigliato dai miei genitori (che pagavano anche le visite), ascoltava sempre pazientemente e mi dava preziosi consigli, però io non ero sempre sincera. Mi vergognavo di dirgli tutto quello che era successo per essere sputtanata in tutto l'istituto. Era un uomo sui 40, con pochi capelli che rasava a zero, alto e magro. Era sposato e mi sentivo un po' attratta da lui. Un pomeriggio d'estate, mentre andavo al suo studio, c'è stato un temporale improvviso e mi sono inzuppata perché non avevo l'ombrello. Correndo, sono arrivata 10 minuti prima e lui non c'era ancora. Sono entrata nel bagno del corridoio e mi sono tolta la camicia e il reggiseno per cercare di asciugarli un po'. Nel frattempo, è arrivato anche lui e ha sentito il rumore, così è venuto a vedere chi era, ha aperto la porta del bagno e mi ha sorpreso con il seno nudo. Mi sono subito coperta con la camicia, lui si e scusato ed è uscito. Ero molto imbarazzata. Ho rimesso i vestiti bagnati e sono andata nel suo ufficio per spiegare cos'era successo, senza pensare che i tessuti inzuppati si stampavano sulle tette e il freddo aveva reso i capezzoli puntuti come chiodi. - Mi scusi, ero senza ombrello e mi sono presa tutta l'acqua del temporale. - Non c'è ragione di scusarsi, scusa tu se non ho bussato. La settimana passata ho beccato un tossico che si faceva in bagno e ho pensato che fosse tornato. In ogni modo, prima non ho visto nulla, piuttosto vedo qualcosa di molto grazioso adesso. Abbiamo riso entrambi. - Aspetta qui, vedo se la collega dello studio accanto ha qualcosa di asciutto da prestarti, se no ti prendi un malanno... E' tornato con due camici bianchi da infermiera. - Va' pure a cambiarti... - Grazie... CONTINUA

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